May
2014
Lavorando in maniera complessa e al tempo stesso sottile, Rachel Louise Brown ci trascina in un mondo personale, offerto a noi non come finzione, ma come realtà, o meglio dire come un sogno divenuto realtà: strana e meravigliosa, pur rimanendo enigmatica.
L’artista diviene in una sorta di demiurgo che esercita un potere assoluto, inquietante, in grado di creare un nuovo mondo dando una piega a quello già esistente, elevandolo al livello del sublime e trasformandolo così in un’immagine; un’immagine che gira intorno al confine dell’immaginazione e nel regno dei sogni.
Cosa osserva Rachel? Certamente qualcosa di diverso da ciò che viene mostrato. Tutto è subliminale: tra la verità e il suo contrario, tra il fiore della giovinezza e la solennità dell’età, tra un mondo interiore e le sue possibili analogie nello spazio reale.
Tutto rimane fluido, non c’è rugosità, nessun elemento di collisione, anche se un senso di disagio non è mai lontano, ma non diventa mai piatto o immateriale. Un mondo inesistente, ma in fondo abitato. In una notte incantata che tende verso l’incubo, i colori incrociati nelle inquadrature statiche costruiscono uno spazio che sostituisce il mondo.
Testo estratto da “The Malevolent Eye” a cura di Christian Caujolle (trad. A. Sturiale).
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